a cura di Lorenzo Capanna
Casperia, borgo storico della Sabina, dal 2004 è stato insignito dal Touring Club d’Italia del marchio “Bandiera Arancione”, soprattutto per l’integrità e l’omogeneità del centro storico e per la sua caratteristica unica di essere un nucleo abitato completamente e naturalmente inaccessibile alle automobili. Ma tra le mura dell’antica Aspra (così si chiamava il paese fino al 1946), si cela un’altra eccellenza, fino a qualche anno fa conosciuta solo dagli addetti ai lavori ma che oggi, grazie ad un attento processo di valorizzazione e pubblicizzazione, si è resa accessibile e nota ad un pubblico decisamente più ampio: l’archivio storico comunale.
L’Archivio Storico Comunale di Casperia è situato nel cuore del centro storico, tra Via Garibaldi e piazza Vittorio Emanuele II, a pochi metri dal Palazzo Comunale. La sua collocazione non è casuale: infatti è inserito all’interno del Palazzo della Cultura che, oltre all’archivio, ospita anche la biblioteca e la sala conferenze. L’edificio è stato da sempre cuore pulsante dell’attività culturale ed educativa del paese: già dal termine del XIX sec. fino agli anni ’60, ospitava la scuola elementare mentre successivamente fu sede della scuola di musica e della biblioteca comunale. Occupa tre sale, non comunicanti tra loro: nelle due sale al piano terra sono ospitati l’archivio pre-unitario e quello post-unitario; al secondo piano trova posto il fondo pergamenaceo e la biblioteca claustrale. Tutte le sale (si sta provvedendo proprio in questi giorni per l’archivio post-unitario) sono dotate di dispositivi di controllo della temperatura e dell’umidità.
La peculiarità principale, che ha fatto riconoscere l’archivio di Casperia come uno tra i più importanti della Sabina e del Centro Italia, è senz’altro quella di conservare un cospicuo fondo pergamenaceo costituito da 319 documenti, 265 delle quali ascrivibili al periodo medievale. Tra i tanti studiosi che nei secoli si avvicendarono allo studio dei summenzionati documenti possiamo ricordare Girolamo Amati, Francesco Paolo Sperandio e non ultimo lo storico tedesco Ferdinandus Gregorovius, che scrisse della sua visita in Aspra, nella sua opera Pellegrinaggi per l’Italia. In tempi più recenti il famoso storico francese Pierre Toubert, teorizzatore del fenomeno dell’incastellamento in Sabina, ebbe modo all’inizio degli anni ’60, di studiare le pergamene di Aspra e nel 1990 affermò che l’archivio di Casperia era indubbiamente «le fonds local le plus éloquent sur le vicissitudes d’une communauté» del Lazio nei secoli XIII-XIV, non tanto in termini di consistenza o di antichità dei documenti, ma per essere custode delle testimonianze scritte di una piccola comunità rurale, in grado di poter raccontare in maniera minuziosa i diversi aspetti della vita del castello.
Fino al 1990 l’archivio trovava posto in un locale al piano terra del palazzo comunale, in grave stato di disordine e conservazione. In quell’anno venne trasferito nei locali in cui si trova attualmente. Le operazioni di riordino e catalogazione dei documenti pre-unitari furono curate dal prof. Alfredo Pellegrini, storico archivista asprese, sotto la direzione ed il coordinamento tecnico-scientifico del dott. Agostino Attanasio della Soprintendenza Archivistica per il Lazio. In seguito alla scomparsa del prof. Pellegrini, nel 1994, l’inventario è stato verificato ai fini della pubblicazione che è poi avvenuta nell’ottobre del 2000 nel volume Casperia – Inventario dell’Archivio (1099-1860) e studi documentari. La documentazione post-unitaria venne invece inventariata, sempre sotto la direzione e coordinamento scientifico del dott. Attanasio, dal Consorzio Archivistico Sabino e l’inventario prodotto è attualmente consultabile nel sito web del progetto Rinasco.
La documentazione è suddivisa in otto fondi; quello più studiato è senza dubbio quello pergamenaceo. Contiene numerose pergamene di indubbio valore storico per la comunità asprese come la carta di popolamento del castrum, datata maggio 1109, con cui cinque signori concedevano libera licenza di edificare case sul Monte Aspra e dentro lo stesso Castello di Aspra a tutti coloro che risiedevano nel castello e sullo stesso monte, a coloro che vi avevano già costruito abitazioni, o ne avessero voluto costruire, e a circa cinquanta capifamiglia. È una testimonianza molto significativa in quanto fa sapere che a quella data Aspra risultava incastellata, possedeva una struttura sociale stratificata e stava vivendo una fase di espansione demografica, alla quale sicuramente è andata di pari passo un’espansione del nucleo urbano.

Un altro fondo archivistico, che costituisce forse un unicum nel panorama archivistico provinciale, è quello notarile. È conservata infatti la serie dei registri notarili, dal 1361 al 1860, appartenenti a sessantadue notai. Da una lettera di Antimo Palmieri del 1588, custodita nell’archivio, si sa che Aspra era stata scelta per raccogliere i rogiti notarili di alcuni paesi del circondario. Proprio dallo studio dei registri dei notai, negli ultimi anni, è nato un nuovo fondo archivistico: quello delle pergamene musicali. Per opera del prof. Tangari dell’Università di Cassino sono state individuati dei codici musicali medioevali, riutilizzati nei secoli come coperte di registri notarili e di altra tipologia. Dopo un accurato restauro, sono stati studiati ed è stato edito un catalogo, congiuntamente alle pergamene musicali dell’Archivio di Stato di Rieti. Tra le pergamene musicali, è interessante ricordare la presenza di parte di un breviario con notazione del XII-XIII sec. proveniente dal volume Civilia 63 (1547 feb. 9 – giu 29).

La documentazione prodotta dagli organi e dai soggetti che nel corso del tempo hanno svolto attività istituzionale nell’ambito del comune è invece raccolta nel fondo dell’Archivio del comune. È suddiviso al suo interno in tre sezioni distinte cronologicamente: periodo comunale e signoria Savelli, antico regime e periodo francese e Restaurazione. Sono conservati numerosi registri della coltarola e i registri del sindacato. Di questo fondo fa parte una splendida mappa a penna colorata, datata 1622, di una vertenza confinaria tra Aspra e Montasola.

L’archivio comprende inoltre il fondo giurisdizionale, quello del monte del grano, il fondo parrocchiale, una sezione miscellanea e il fondo postunitario, che attualmente è in corso di riordino nel rinnovato locale ad esso adibito.
Annessa all’archivio storico è la biblioteca claustrale che conserva circa 1200 volumi della soppressa casa dei Padri Cappuccini di Montefiolo e 600 volumi provenienti dal soppresso Convento di Sant’Antonio di Roccantica. La tipologia dei volumi è molto varia (si va dai testi liturgici, a quelli teologici, filosofici e anche scientifici), e consta di alcuni manoscritti e circa novanta cinquecentine. Molto particolare è la presenza di un atlante delle province cappuccine denominato Chorographica descriptio Provinciarum et Conventuum Fratrum Monorum S. Francisci Capocinorum… datato 1712.

L’archivio, come accennato in precedenza, già nei secoli scorsi è stato meta di studio per svariati ricercatori ma è dagli anni ’60, per merito del prof. Alfredo Pellegrini, che l’attività di ricerca si è fatta più intensa e prolifica. Proprio al prof. Pellegrini è dovuta la trascrizione delle pergamene medievali dal 1099 al 1347, pubblicata nel monumentale volume Le carte di Casperia (1099-1347), edito dalla Società Romana di Storia Patria, e due studi specifici, su Caprignano e sul podestà trecentesco Riccardo di Pietro Iaquinti. All’inizio degli anni duemila il fondo pergamenaceo, debitamente restaurato, è stato digitalizzato ad opera dell’Archivio di Stato di Rieti e reso fruibile in internet. I documenti d’archivio (che il Comune, usufruendo di finanziamenti regionali, ha provveduto a far restaurare), negli ultimi anni sono stati oggetto di studio per numerose pubblicazioni e tesi di laurea nonché di progetti di ricerca, come il progetto Storie e microstorie in Bassa Sabina tra le due guerre mondiali nel 2016 e il progetto Non solo olio, riguardante l’archeologia industriale, che si sta svolgendo proprio in questo periodo, entrambe a cura della Fondazione Pietro Nenni di Roma. Sempre recentemente, a marzo 2018, in occasione delle Giornate FAI di primavera, oltre 2000 visitatori in due giorni hanno potuto ammirare una selezione di documenti d’archivio esposti nella sala conferenze comunale per l’occasione.
Per concludere, l’assessore ai Beni Culturali, dott. Marco Cossu, giovane amministratore appassionato alla storia e al territorio, spiega il perché di questa particolare attenzione portata dalle amministrazioni comunali nei confronti del patrimonio documentario: «L’Archivio storico comunale di Casperia è sopravvissuto fino a noi poiché, nei secoli, i nostri avi decisero di conservare i vecchi documenti della comunità. Una straordinaria mole di documenti che vanno dal Medioevo al secondo dopoguerra; storie che richiamano a sé altre vicende, altri comuni, famiglie, istituzioni; una fonte pressoché inesauribile di informazioni su ciò che è accaduto in Sabina negli ultimi mille anni. Per questo motivo, le amministrazioni comunali succedutesi a Casperia negli ultimi cinque lustri hanno sempre mostrato una particolare attenzione, un affetto segreto che proviene da un legame ancestrale nei confronti dell’Archivio storico comunale».