IL CINEMA IN BASSA SABINA E A POGGIO MIRTETO. L’EPOPEA DI FRANCESCO NERONI

a cura di Caterina Placidi 

“La cinematografia è un’arte?” Cosi titolava, nel novembre del 1907, la “Rivista Fono-Cinematografica” in un eloquente e allo stesso tempo provocatorio articolo-referendum. Se si scorrono i giornali dell’epoca, non si può non accorgersi del fermento culturale che aleggiava anche tra gli intellettuali, i quali si interrogavano sugli innegabili aspetti di novità scientifica, di importanza documentaria e di fattore tra i più eminenti nella storia del costume, anche se contemporaneamente, denunciavano il pericolo di alienazione che tale mezzo poteva produrre. Le prime proiezioni pubbliche erano avvenute nel 1896 nelle città di Torino e Milano e un anno più tardi si aprirono sale a Roma e a Napoli. Il cinematografo, divertimento dell’occhio e dello spirito che concede a coloro che non possono viaggiare i vantaggi di ammirare località lontane e gustose scenette fantastiche, arrivò solo qualche anno più tardi, nel 1909, anche in un piccolo centro della provincia italiana. E sì signori, vi stiamo raccontando di Poggio Mirteto che già alla fine dell’ottocento poteva essere considerata all’avanguardia per le innovazioni tecnologiche disponibili: la luce elettrica, la “fabbrica dei vetri” ed un efficiente servizio di trasporto e collegamento da e per la vicina stazione ferroviaria.

 

La storia del cinema a Poggio Mirteto e in Bassa Sabina si interseca in modo indissolubile con un uomo, Francesco Neroni, classe 1891, acuto e signorile di aspetto. Non sappiamo quando e perché si interessò “alla pellicola”; probabilmente frequentava Roma e le sue sale ed in modo anticipatore, aveva compreso i vantaggi economici e culturali di questa industria nascente. La sua scommessa e avventura iniziò nel 1909, con un automezzo a 3 ruote su cui aveva montato un proiettore e con il quale portava il cinematografo nelle piazze dei paesi della Bassa Sabina durante le feste patronali. E’ parimenti certo, come sul finire della Grande Guerra, divenne il primo gestore del “Cinema comunale” che diresse a fasi alterne, fino alla sua dismissione avvenuta verso la fine degli anni ’50. Innumerevoli le storie e gli aneddoti che si tramandano. Come quello di Memmo, classe 1922, che si fidanzò nell’oscurità di quella sala; ma l’innamoramento durò poco; infatti, ci racconta “alla luce del sole mi sono accorto che la ragazza era proprio brutta …e la piantai!”. Ma torniamo a Francesco Neroni e a sua moglie Angela Boldini che gli rimase accanto tutta la vita, lo sostenne, lo aiutò nella gestione delle tre sale, attive a Poggio Mirteto nel periodo di maggior fulgore: il Cinema comunale, il Cine-Teatro Mirtense e l’Arena.

“Quanti ricordi….” è questa la prima frase che pronuncia Piero Neroni quando ci riceve nella sua casa insieme a sua moglie. “Sono quasi nato nella sala del Cinema comunale, lì ho mosso i primi passi tra le lunghe file di sedie scure…” Non si può non cogliere la sua commozione quando ripensa al padre, alla mamma e ai suoi fratelli che si adoperarono tutti in questa impresa familiare. Ascoltando Piero e i suoi racconti, scopriamo come il padre Francesco, durante la proiezione dei film muti, utilizzasse particolari artifici per arricchire e stimolare la fantasia degli spettatori che spesso non resistevano a lungo dinanzi alle tremolanti immagini proiettate sulla tela. C’è da ricordare, infatti, che a quel tempo era in uso, presso alcuni esercenti, abbinare al film una serie di supporti spettacolari dal vivo, con numeri di varietà ed interventi di cantanti, ballerine, equilibristi e fantasisti. Nasceva così il “caffè-chantant”, che ebbe uno straordinario successo di pubblico a partire da Napoli, proprio perché la canzone dialettale napoletana attraversava il suo periodo d’oro. Anche Francesco seguiva questa tendenza e per rimanere al passo con i tempi,  aveva “assoldato” tal Raffaele Meneghino, detto lo “scugnizzo”, per cantare le canzoni napoletane alla moda da dietro il telone. Poi c’era “l’organino” che era un aggeggio fatto di chiodini e che serviva per fare i rumori.

Ma chiediamo a Piero, nato a Poggio Mirteto nel 1926 e che già nei primi anni ’40 cominciò a lavorare con il resto della famiglia, come fossero queste sale cinematografiche. Egli ci racconta, che il Cinema comunale aveva un centinaio di posti a sedere; dall’atrio, dopo aver acquistato il biglietto, si accedeva alla sala, varcando una doppia porta a spinta. Il soffitto era completamente rivestito in masonite e, assieme al pavimento in assito di legno, conferiva al luogo un particolare fascino ed una perfetta acustica.

C’era poi il Cinema-Teatro Mirtense, che venne inaugurato a metà degli anni ’50 con la proiezione del film Messalina, era invece la “modernità”. All’entrata la biglietteria e la scalinata che portava al piano superiore e che conduceva ad un ampio atrio a elle, dal quale attraverso tre porte, si veniva immessi nella sala che aveva oltre trecento posti a sedere. Le pareti erano rivestite di vetro-ovatta e gesso microforato per garantire un sonoro perfetto. Piero ricorda che questo stabile venne costruito dall’impresa Montiroli Renato e che ospitò anche importanti spettacoli di musica classica, tanto da avere sul palco anche il celeberrimo Severino Gazzelloni.

Appena al di fuori dell’abitato, c’era infine l’Arena, inaugurata sul finire degli anni ’50, che con i suoi oltre 200 posti a sedere veniva utilizzata per le proiezioni estive.

Alla gestione delle sale cinematografiche di Poggio Mirteto, Francesco Neroni e famiglia affiancarono, come già accennato, la diffusione del cinema nelle piazze dei paesi limitrofi che avveniva utilizzando tre automezzi, una 1100, il mitico Pibigas ed un altro veicolo con la pubblicità della Necchi, sui quali erano stati montati i proiettori.

Piero è stato molto restio a parlare di se stesso, ma dietro nostra insistenza, ci ha raccontato di quando Armando Valentini lo trasse in salvo dall’incendio scoppiato nella cabina di proiezione, proprio come in “Nuovo cinema Paradiso”, o della sua giornata tipo: “mi alzavo presto la mattina, sbrigavo le incombenze della giornata, poi mi mettevo la cravatta ed andavo a prendere le “pizze” a Roma”

Tra i suoi ricordi affiorano anche personaggi famosi come Vittorio De Sica e Clara Calamai protagonisti del film “Il mondo vuole così” di Giorgio Bianchi (dicembre 1945; 88 min.) che in piccola parte venne girato intorno a Poggio Mirteto.

Ci salutiamo nel luogo che per tanto tempo è stato la sua seconda casa, ovvero il Cinema-Teatro Mirtense, dove ha proiettato film fino alla fine degli anni ’80.

Prima di lasciarci la sua mente vola verso un altro membro della sua famiglia, Nicola Fausto Neroni, cugino di Francesco,  che è stato direttore del doppiaggio della Paramount.

Questo ultimo suo ricordo ci appare paradigmatico, a me e a Walter Consumati, che è stato una fonte preziosa di  informazioni e suggerimenti, come se Piero volesse delicatamente sottolineare, ancora una volta, il lavoro e le energie profuse dalla sua famiglia per la diffusione del cinema …e si scorge una sottile vena di nostalgia.