a cura di Patrizia Cacciani
Raimondo D’Inzeo, campione di equitazione, gloria nazionale insieme al fratello Piero, era nato nel 1925 a Poggio Mirteto. Raccontare di un fratello senza l’altro è impossibile. La loro carriera agonistica è andata di pari passo con quella dell’equitazione sportiva italiana a partire dalla fine del secondo conflitto mondiale.
Raimondo e Piero erano specialisti nel salto agli ostacoli. Hanno partecipato ininterrottamente ad otto Olimpiadi, dall’edizione di Londra 1948 a Montreal 1976, in tutto 12 medaglie. Raimondo ha vinto un argento a Stoccolma (1956) un oro a Roma 1960, due argenti e 3 bronzi, oltre a due ori, un argento e un bronzo ai Mondiali. È stato portabandiera dell’Italia ai Giochi di Città del Messico 1968. Piero ha invece vinto due argenti e 4 bronzi tra Stoccolma, Roma, Tokyo e Monaco.
Dal libro 50 anni di Credito Sportivo, Mezzo secolo di campioni, scritto da Ubaldo Scanagatta, riprendiamo qualche passo per raccontare le loro caratteristiche distintive: «E i D’Inzeo non si limitavano a partecipare in puro spirito De Coubertin: vincevano, e pure tanto, attraversando tutta la storia più gloriosa della nostra equitazione. Non a caso Raimondo, classe 1925 e due anni più giovane di Piero, una ventina d’anni dopo essere sceso (agonisticamente) da cavallo e ventitrè dopo l’ultima vittoria nel concorso ippico di Palermo su Stranger (1975), sarebbe stato consacrato da un sondaggio condotto tra i giornalisti specializzati di tutto il mondo nel ’98 come il miglior cavaliere della storia. Il ventennio trascorso non aveva minimamente appannato il ricordo delle sue sei medaglie olimpiche, della classe, della formidabile attitudine agonistica, del grande e a volte un po’ indisciplinato temperamento, che risaltava ancora di più a confronto con il modo di montare ortodosso, stilisticamente perfetto, elegante ai confini dell’astrazione, di suo fratello Piero, “il ragionatore freddo”. Saranno state anche queste caratteristiche così diverse a far volare a terra Raimondo molte più volte di Piero. Lo ha battuto 28 fratture a 18, un duello per certi versi spaventoso. Immaginate che cosa deve aver provato la madre. “Raimondo era il più bravo di tutti” – ha sempre riconosciuto Piero. “Ma sono certo che lui pensi lo stesso di me”. E Raimondo, senza mai manifestare il minimo dubbio: “Piero? Il migliore: nessuno sarà mai a cavallo come lui”».
Nel 1928, ai piedi dei Monti della Farnesina, la struttura di una antica fornace era la sede della scuola romana di equitazione. Nel 1934, Carlo Costante D’Inzeo, militare dei Lancieri a Firenze, riunisce tutte le scuole in un unico soggetto: S.I.R. Società Ippica Romana. Qui, sin dalla fanciullezza, i due fratelli vengono istruiti dal padre all’equitazione. Grandi nomi renderanno famosa la scuola. Oltre a Piero e Raimondo D’Inzeo saranno membri della scuola: Graziano Mancinelli ed Adriano Capuzzo, Alberto Riario Sforza, Giulia Serventi, sino al più recente olimpionico Stefano Brecciaroli.
Famosi furono i cavalli addestrati da Costante D’Inzeo: un nome su tutti Nasello che diventerà una leggenda. Nel museo storico dell’Arma di Cavalleria di Pinerolo sono esposte le coccarde vinte da Nasello.
Padre severo, figli competitivi tra loro. Entrambi finiranno in accademia, Piero a Modena, Raimondo a Lecce. Nel 1950 Raimondo entrerà nell’Arma dei Carabinieri. Con quella divisa gareggerà per tutta la vita.

Le Olimpiadi di Roma saranno il grandissimo momento di gloria per i due fratelli. Raimondo conquisterà l’oro. Scenderà in piazza di Siena per primo, certo non un vantaggio, ma stupì tutti con uno straordinario percorso netto! Commetterà nella seconda manche tre errori, ma la vittoria gli arriderà. Argento per Piero. La stampa li battezzerà con il soprannome de “I Dioscuri”. Come la costellazione del cielo settentrionale dove brillano Castore e Polluce.
Nel 1972, in occasione del premio Ranieri di Campello, a piazza di Siena, Raimondo decise di rinunciare, nonostante fosse rimasto in lizza contro un solo altro cavaliere. Lo fece perché il suo cavallo Fiorello era visibilmente stanco. Questa scelta fu incompresa dal pubblico che lo salutò fischiandolo sonoramente. Ma, tre giorni dopo, sempre in sella a Fiorello, vincerà la Coppa delle Nazioni.
Questo il ricordo per l’Arma dei Carabinieri nella scheda del Generale Raimondo D’Inzeo: «…Se il binomio classico è quello fra cavallo e cavaliere, il binomio storico è – senza dubbio – quello fra il cavallo (che si chiamasse Posillipo, Merano o Fiorello) e Raimondo D’Inzeo, Medaglia d’oro nel Concorso individuale alle Olimpiadi di Roma, due volte Campione del mondo di salto. …. È stato il più popolare fra i cavalieri di tutti i tempi, il più amato e ammirato in ogni angolo del mondo. Il più forte, il più longevo. Dopo essersi ritirato dall’attività agonistica, fu il primo comandante del Centro Ippico costituito all’interno della caserma “Culqualber”, a Roma».