a cura di Maria Giacinta Balducci e Liana Ivagnes
Documento è ogni mezzo che consente di tramandare la memoria di un fatto, provandone l’esattezza e le modalità, è una testimonianza che appartenendo ad un dato ambiente, periodo o civiltà, ne è espressione ed in qualche modo lo rappresenta.
Raccolta di immagini, dunque, come documenti facenti parte della storia.
Una riflessione sulla società attuale che vive anche e, forse, soprattutto di immagini ci ha spinti a considerare l’opportunità di integrare le nostre mostre documentarie, laddove è possibile, appunto con immagini iconografiche. La memoria di fatti drammatici, momenti dolorosi ma anche eroici, con quell’immediatezza che solo le immagini riescono a dare, ha assunto nell’ambito di questa nostra attività didattica e divulgativa, che rientra tra i compiti istituzionali più importanti di un archivio di Stato, un ruolo importantissimo.
In pratica si è voluto dare spazio ad una particolare forma di testimonianza del passato, quale quella della fotografia, finora forse non troppo apprezzata dagli operatori culturali del settore archivistico, più propensi ad attribuire rilievo preminente al materiale documentario scritto. Riteniamo invece che la forma diretta e immediata con cui la fotografia fornisce informazioni sia insostituibile e consenta di ricreare un quadro ambientale e umano molto più consono alla sensibilità dei nostri giorni, orientata all’approccio visivo della realtà.
Le fotografie rappresentano molto spesso un flash di vita privata o pubblica, che stimolano numerosi spunti di ricerca e di analisi, oltre allo scopo più alto di interpretare ma soprattutto testimoniare la memoria storica di un’epoca, di un territorio, di una città. C’è sembrato quindi utile proporre al pubblico più vasto, non limitato ai cultori della ricerca storica, una lettura del passato attraverso un mezzo di forte suggestione emotiva.
Non volendo tuttavia limitare il campo alle raccolte fotografiche conservate presso l’istituto, ma piuttosto allargarlo ad altre realtà interessanti presenti in città e nel territorio circostante, spesso si è ricorso alle possibilità di immagini custodite negli archivi privati di famiglia. Dai ritratti di famiglia, ai ricordi di viaggi, alle cerimonie ufficiali, emerge un mondo di ricordi e suggestioni che ci portano a considerare con attenzione e curiosità la vita di una famiglia con un grande passato sia politico che sociale.
Negli archivi privati presenti a vario titolo nell’Archivio di Stato di Rieti si trovano diverse fotografie attinenti alla Grande Guerra: la maggior parte delle famiglie italiane ha avuto un parente coinvolto in questo drammatico evento, quindi, in particolar modo tra le carte delle famiglie che hanno conservato il loro archivio è possibile trovarne delle tracce.
Nella Collezione Aguzzi due fotografie del principe Ludovico Spada Veralli Potenziani in divisa testimoniano la sua partecipazione alla prima guerra mondiale come ufficiale del Genio Aeronautico (n. 1, n. 2). Questa guerra vede l’affermarsi, infatti, di un nuovo corpo militare, quello dell’aviazione, del quale furono spesso pionieri i rampolli delle famiglie notabili. Nell’Archivio Matricardi, infatti, si trovano altre fotografie di ufficiali dell’aviazione. La prima rappresenta il tenente Pio Ladelci, in divisa da ufficiale dell’aviazione italiana, con la moglie Vera Mauroner, zia di Marino Matricardi (n. 3), la seconda lo ritrae accanto al suo aereo (n. 4). Pio Ladelci muore in seguito all’abbattimento del suo aereo durante una difficile missione sul monte Hermada, il 30 agosto 1917 (n. 5, n. 6).
Sempre tra le carte della famiglia Mauroner, famiglia friulana imparentata con i Matricardi, troviamo la fotografia autografata della squadra di ginnastica triestina, composta in gran parte da patrioti irredentisti, che vince a Rieti il Concorso Nazionale del 1910 (n. 7). Il movimento irredentista, di cui l’Archivio Matricardi conserva numerose testimonianze, è quello che ha dato la spinta maggiore per l’entrata in guerra dell’Italia, prevalendo sulle altre ragioni politiche.
Un’altra bella immagine è quella di Cristiano Mauroner, ufficiale medico durante la prima guerra mondiale, davanti a un aeroplano da guerra. L’ufficiale, fervente interventista, è lo zio materno di Marino Matricardi (n. 8).
Nell’Archivio Matricardi si trovano anche due piccole fotografie del tenente Innocenzo Trebbiani (11/09/1894 – 4/12/1917), eroe reatino caduto nella battaglia di Zenson di Piave il 4 dicembre 1917 (n. 9-10).
La fotografia più interessante relativa alla prima guerra mondiale è conservata nell’Archivio familiare Solidati Tiburzi. Si tratta della foto della storica seduta della Camera dei Deputati del 20 maggio 1915 (n. 11, n. 12). L’on. Salandra, Presidente del Consiglio, comunica la denuncia della Triplice Alleanza e, fra i deputati si trova, allora, l’on. Antonio Solidati Tiburzi, che esplica il suo mandato fino al 1919. Oltre a questa immagine si trovano diverse foto-tessera dei membri della famiglia Solidati inserite in alcuni documenti, ad esempio il passaporto per l’interno rilasciato alla figlia dell’on. Solidati Tiburzi, Clementina, dal Sindaco di Contigliano (n. 13), oppure il salvacondotto rilasciato all’on. Solidati per circolare nella zona di guerra del Cadore, dove si trovava il figlio Bernardo. Il parlamentare si recò più volte in Veneto e in Friuli, nella zona di operazioni della 3° Armata (n. 14).
In questi archivi familiari si trovano anche tante cartoline, in fondo l’esempio più lampante di come la fotografia abbia cambiato il modo di comunicare: un breve saluto scritto sul retro dell’immagine, che, di per sé, dice molto più delle parole, è il nuovo modo di mandare un messaggio. Fra le tante cartoline dell’Archivio Matricardi è interessante la cartolina con l’immagine del monumento a Vittorio Emanuele II, ancora in via di completamento, inviata a Carlo Matricardi dal gruppo di amici appartenenti alla squadra di ginnastica triestina (n. 15). Nel 1921 il monumento, già simbolo dell’unità nazionale, accoglierà le spoglie del Milite Ignoto, il soldato sconosciuto la cui salma fu scelta tra le undici anonime salme di caduti nel primo conflitto mondiale.
Infine, dagli archivi recuperati nelle terre colpite dal sisma dello scorso anno sono emerse le fotografie di cittadini di Amatrice deceduti nella guerra 1915-1918 che furono raccolte nel 1923 dal comune di Amatrice per farne un album ricordo, poi, non essendo state a suo tempo restituite alle famiglie, sono rimaste conservate in una busta dell’archivio storico del comune (n. 16-33).