ECHI DELLA PRIMA GUERRA MONDIALE A RIETI E IN SABINA

a cura di Andrea Scappa

Vengono di seguito presentati alcuni articoli o brevi notizie, estratti da alcuni fogli o periodici di Rieti e della Sabina in cui è possibile ravvisare un eco della Grande Guerra dalle nostre parti. Tre frammenti fugaci in cui la Storia si affaccia nello scorrere della vita quotidiana: il passaggio di alcune truppe in città, la partenza per la guerra come volontario del principe Potenziani, e una polemica che coinvolge Carlo Matricardi in relazione all’attività di assistenza degli orfani di guerra.

Movimenti di truppe, in «Il Giornale della Sabina», 25 maggio 1915:

Passano continuamente per la nostra Città truppe destinate a recarsi alla frontiera. Alla nostra Stazione ferroviaria al passaggio dei treni militari numeroso popolo accorre per dare ai partenti saluti ed auguri. Le Signore e le Signorine offrono fiori, sigarette, cartoline. Ha fatto sosta poi in città per un giorno il 18° Artiglieria al Comando del Colonnello De Bru. La Città ha fatto al Reggimento affettuose accoglienze ed ha salutato con particolare simpatia l’egregio Colonnello, simpatica e cara conoscenza dei Reatini fino da quando fu qui di guarnigione come Capitano nel 13° Artiglieria. Con pensiero veramente squisito poi, la Direttrice del Convitto normale, prof. Teresa Roselli, offrì ai bravi artiglieri del 18° che accampavano fuori le mura nelle vicinanze dell’Istituto, sigari, vino, carciofi.

Il Principe Potenziani, in «Il Giornale della Sabina», 25 maggio 1915:

Il 21 Maggio è partito il principe Potenziani per prendere parte come volontario alla guerra. Sono note le sue benemerenze come uno dei più attivi propugnatori dell’aeronautica in Italia e tanti ricordano che fu presidente dell’Aereo-Club italiano. Nominato ufficiale del Genio egli si è recato alla sua destinazione nell’aereoscalo di Ferrara. All’amato concittadino i nostri più fervidi auguri, ed i nostri sinceri saluti.

Rieti. Maldicenza e… deficienza, in «L’Unione liberale», 13 agosto 1917:

Nello scorso luglio fu diffuso nella nostra città un foglio volante contro il sign. Carlo Matricardi, chiamato dal Vescovo a far parte del Comitato per l’assistenza religiosa degli orfani dei caduti in guerra. Il foglietto, manco a dirlo anonimo e stampato alla macchia (esempio frequente di educazione civile!) riversava sul Matricardi, colpevole di essere stato un giorno repubblicano ed oggi monarchico e religioso, un certo veleno che non potendo essere clericale… non poteva che essere massonico. Col Matricardi venivano poi coinvolti nelle accuse un illustre chirurgo ed un bravo professore della nostra città, colpevoli anche questi di non aver voluto piegare la loro retta coscienza alle esigenze e agli interessi dell’associazione dominante. All’anonimo rispose il Matricardi e la risposta fu… quale doveva essere, data la natura ed il carattere dell’accusa e dell’accusato. Pareva che la questione fosse sopita con questo reciproco oggetto di veleno; perciò noi avevamo creduto più opportuno di non farne parola. Invece oggi si diffonde un altro foglietto, stampato pur esso alla macchia, che ravviva gli odi, rincalza le accuse e cerca di attirare nel pettegolezzo anche quel chirurgo e quel professore che si pentono, e sono, tanto al di sopra di certe miserie. L’anonimo questa volta a cura di dichiarare che non è massone, e noi crediamo alle sue parole, perché… non basta certo il bollo del dazio per trasformare il montone in castrato; ma noi crediamo anche che egli non sia neppure reatino, perché non possiamo persuaderci che questa nobile terra, ricca di tradizioni gloriose, di eroismi, di virtù e di gentilezza, possa produrre oggi simili rettili. Non sarebbe opportuno che, in tempo di guerra, questi foglietti volanti, ad altro non utili che a seminare discordie ed odi, fossero soppressi dalla pubblica sicurezza? È ben doloroso e vergognoso che, mentre tanta balda gioventù, sui confini della patria, fa sacrificio della vita, per segnare un’epoca nuova di libertà, nei piccoli comuni, nei paeselli che si aggruppano intorno al cuore d’Italia, rivivano in forma anche più bassa, le lotte fatali di epoche che si credevano tramontate da un pezzo.