SERGIO CARROZZONI: FESTA DELLA MATRICOLA, UNIVERSITARI TUTTA LA VITA

di Daniele Scopigno

Sono passati cinquantacinque anni dall’ultima edizione della Festa della Matricola. Una tradizione durata circa dieci anni, dal 1956 al 1964, e nata quasi per caso tra un nucleo di giovani reatini universitari sparsi nei vari atenei d’Italia, intenzionati a dare «una scossa a una città sonnacchiosa».

A raccontarlo è Sergio Carrozzoni, già cronista de Il Tempo di Rieti, «quando era uno scontro continuo con Il Messaggero», aggiunge con un sorriso. Carrozzoni è l’autore di uno splendido libro che narra quella avventura di giovani studenti, dal titolo Correva l’anno, pubblicato dalla Fondazione Varrone nel 2006-2007, a 50 anni dalla prima edizione della Festa, su un’idea di Aldo Vella. Un volume arricchito da decine di foto contenute negli archivi privati dei protagonisti di quel periodo (in particolare Antonio Colle, Alvaro Scopigno, Mario Sciarra) e da raccolte stampa di Angelo Meloni.

La Festa della Matricola si articolava su più iniziative, attraversate da una larga dose di goliardia e satira, a volte pungente e piena di doppi sensi, per lo più a sfondo sessuale, senza risparmiare le figure pubbliche e politiche del tempo.

Più che una scossa era una scossone in una Rieti degli anni Cinquanta-Sessanta che doveva apparire, agli occhi delle matricole e degli “anziani”, parecchio perbenista e per questo meritevole di gesti dissacratori che più volte avevano attirato l’attenzione delle forze dell’ordine, come testimoniato dagli articoli di giornale presenti nel libro[1].

TRA SFILATE, SATIRA E TEATRO

La Festa nacque, particolare a dirlo, nella sede di un partito, come raccontato da Carrozzoni e il nucleo fondante dell’organizzazione era formato da: Antonio Belloni, Giancarlo Calzolari, Bruno Cinti, Antonio Colle, Giovanni Dominici, Tommaso Federici, Sandro Giovannelli, Manlio Lancia, Angelo Meloni, Claudio Padovini, Alvaro Scopigno, Luigi Silvi, Aldo e Bruno Vella[2]. Ben più ampio era il gruppo dei goliardi che comprendeva anche alcune donne, tra cui Marilli Altieri, Antonella Rocchetti, Maria Grazia Dell’Uomo D’Arme e altri studenti come Innocenzo De Sanctis, Luigi Ciaramelletti, Cesare Chiarinelli, Luigi “Gigi” Colarieti, Mauro Cordoni, Flavio Fosso, Gianfranco Paris, Olinto Petrangeli, Otello Rinaldi, Sandro Rinaldi e tanti altri[3].

Le strade di Rieti, in occasione delle “Feriae matricularum”, si riempivano per le sfilate in maschera o in costume con tanto di banda al seguito, così come si riempieva il teatro per gli spettacoli riadattati anche in vernacolo o con riferimenti alla città in modo da renderli ancora più ironici.

CARRETTELLE E VEGLIONI

Caratteristica iconica, conosciuta anche dopo quella esperienza grazie a numerose foto di archivio pubblicate nel tempo, era la corsa delle carrettelle, mezzi di fortuna realizzati da ingegneri meccanici improvvisati divenuti poi dei veri e propri go-kart. Appuntamenti attraversati dalla satira di giornaletti e zibaldoni, costellati di vignette e disegni, nonché poesie e filastrocche, in cui politici e personaggi della città erano gli obiettivi di battute al vetriolo.

La goliardia, per fine anno, si dava poi appuntamento al veglione, una cena di gala in un contesto elegante come il Circolo di lettura della Sala degli Specchi nel teatro Flavio a cui si partecipava soltanto con un agognato invito, salvo entrare di soppiatto o forzando il benevolo cordone di controllo.

Non mancavano presenze illustri nelle feste organizzate per le “Feriae”, in particolare per il veglione di fine anno. Tra i vari vip vengono segnalati un giovane Lucio Dalla per la Second Roman New Orleans Jazz Band, Edoardo Vianello, Gino Paoli, Giuliano Gemma e l’attrice Mara Berni[4].

La Festa della Matricola a distanza, quindi, di oltre mezzo secolo continua a vivere nei ricordi di molti e il veglione dell’ultima edizione, quella del 1964, presagiva già una fine, come ricorda Carrozzoni:

«Nell’aria aleggiava già la sensazione di essere giunti alla stazione finale di una manifestazione corale, scanzonata e dissacratoria che dopo aver sconvolto per anni la vita cittadina, questa volta non sarebbe rinata dalle proprie ceneri»[5].

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[1] Sergio Carrozzoni e altri, Correva l’anno, Fondazione Varrone, Terni, Edizioni Visconti, 2007, p. 31.

[2] Ivi, p. 21.

[3] Ivi, pp. 201-202.

[4] Ivi, pp. 194-195.

[5] Ivi, p. 197.