a cura di Adriano De Cupis
Poggio Moiano, una calda giornata di agosto del 1964, Luciano Gentile, “Lucianino” per tutti noi, mantiene allegra la comitiva degli amici con la sua chitarra seduti sul ciglio di una strada. Da tempo le sue sortite al paesello sono sempre meno frequenti. «Ora» ci dice catturando tutta la nostra attenzione, «vi faccio ascoltare il nuovo pezzo che sto registrando, farà parte del nuovo disco». Ci canta La casa nel sole – versione italiana di The house of rising sun – un grandioso successo in America cantato da Erich Burdon. Luciano, non aveva ancora 20 anni. La sua apparizione di qualche settimana prima ad una trasmissione Rai condotta da Mike Buongiorno, lo aveva elevato a personaggio pubblico…
Luciano nasce a Roma il 29 aprile del 1945. A soli 15 anni forma il suo primo gruppo, “The Little Boy”, si esibisce in un teatro di viale Libia. Arriva il primo ingaggio, una tournée di avanspettacolo nell’Italia meridionale. Luciano parte con la sua chitarra ed un carico di speranze. Dopo cinque giorni torna con il resto del gruppo in treno, a proprie spese. Dei soldi promessi neanche l’ombra, la prima “fregatura”. Viene la seconda opportunità, un dirigente della Fonit (nota casa discografica americana) lo vuole a Milano. Luciano, oltre ad essere un apprezzato chitarrista, scrive anche canzoni. Dalla lontana America approda anche in Italia un nuovo sound. Un chitarrista grassoccio, Bill Haley, lancia un nuovo genere tanto seguito, amato dai giovani, il rock and roll, una musica dal ritmo che ti possiede, ti fa ballare anche se non ne hai voglia. Luciano in Italia è uno dei primissimi interpreti del nuovo sound. Conosce Clem Sacco (parente di Elio e le storie tese), Fausto Denis (ora Leali), Baby Gate (poi Mina), Celentano, Gaber. Il piccolo ragazzo biondino, a solo 17 anni, non immagina certo che tra i suoi colleghi alcuni diverranno dei veri e propri idoli. Artisticamente la Fonit sceglie per lui un nome inglese, Jean Luk e lo affianca al gruppo “Carletto and his dreams”. Ne ha di stoffa quel ragazzo, un leader nato. In due anni incide sei 45 giri, dodici canzoni, alcune da cantautore. Le vendite non sono esaltanti, anzi diciamolo chiaramente, sono dei fiaschi. Ma come poteva competere con interpreti della musica melodica e popolare quali Claudio Villa, Nilla Pizzi, Luciano Taglioli.
Fa la sua prima tournée in Europa, in Polonia. Così un giornalista scrive su «Musica e dischi 1963» sui concerti di Varsavia: «Si è esibito il giovane cantante Jean Luk, gli applausi tributatigli, tali da fargli concedere più bis, sono le più evidenti prove del successo raggiunto da Jean, che ha portato all’entusiasmo come e forse di più dei suoi più noti colleghi». Al rientro Jean Luck incide altri due brani da lui scritti So romantic e Little rock, sempre con la Fonit U.S.A. Nel 1963 Radaelli lo vuole al Cantagiro, Luciano gira tutta l’Italia con il brano Saraghina twist che viene utilizzato nel film di Federico Fellini Otto e mezzo. Il Cantagiro tocca le piazze di tutta Italia. Un incontro importante in quel periodo, quello con Nico Fidenco ed il produttore Durante. Lo convincono a cambiare casa discografica e con essa il nome artistico: Jean Luk diviene Luciano Vieri, la sua nuova casa l’R.C.A. (a.r.c.). Trovano un pezzo dalle tonalità canore adatte alle sue corde vocali, niente più urletti, una melodia tutta italiana ma con un crescendo che ti entra dentro. Il testo è di Mogol, che si imbatte con il primo cantante sabino. Il brano di Luciano Torno a pregare si piazza nelle classifiche di vendita, nei primi quindici giorni supera le 10.000 unità vendute, il lato b del 45 giri Ho un amico viene tradotto e cantato in Francia da Sylvie Vartan Avec moi. […] Per Luciano comincia una nuova vita, dopo tante delusioni ed amarezze finalmente arriva il successo. Fa sfoggio della sua voce, trasformata ed adattata al nuovo genere musicale. «Ray Charles e Little Richard sono i miei idoli ma la mia voce non somiglia a nessun’altra perché è tutta impostata un’ottava sopra» diceva Luciano appena diciottenne.
Tra i suoi sostenitori c’è Gino Paoli, Michele e Lucio Dalla, il “sanmarimese” Little Tony. Ormai i fischi del Cantagiro sono solo un vecchio ricordo. Papà Renato ha le lacrime agli occhi quando vede sul palco quel figlio biondo che testardamente aveva rifiutato di aiutarlo nella sua piccola laboriosa azienda di famiglia (liquorificio Sabino) per seguire la sua passione. Arriva il successo e con esso ottimi guadagni. L’R.C.A sa di avere qualche cosa di prezioso tra le mani, un binomio favoloso: Luciano Vieri-Mogol. Iniziano le registrazioni, sono in programma per Luciano cinque nuovi dischi. Tutto sembra volgersi al meglio. Una sera come tante altre, a casa di un suo amico, dopo una bella festa, sorrisi, balli, brindisi, è tardi, la sua ragazza deve rientrare in orario e Luciano non lo sa, ma ha un appuntamento con un destino infame. Dopo aver accompagnato la sua ragazza, la Signora dal manto nero lo aspetta a Roma su quel viadotto delle Valli la sua macchina si schianta, con essa le sorti, le speranze, la carriera di una giovane stella del firmamento musicale italiano. Luciano aveva solo 19 anni.
Di lui Mario De Luigi ha scritto nel libro L’industria discografica: «Luciano Vieri è ancora oggi un punto di riferimento del rock italiano». Mario Galdieri scrive su «Tutto musica»: «la morte gli ha rubato il successo». Un personaggio, Luciano, che ho sempre sentito vicino per vari motivi, la sua “lunga notte” era per me tra le più intolleranti, da squarciare. L’incontro con Claudio Scarpa, collaboratore del critico musicale Dario Salvatori, ha centrato il mio obiettivo. Nel numero 5 della rivista specializzata «Ciao Amici» è dedicato un lungo ed interessante articolo a Luciano che compare in copertina. In una recente iniziativa discografica sulla genesi del rock in Italia (L’Italia è come un rock) a Lucianino è stato riconosciuto il ruolo di pioniere del nuovo sound.
[Il presente contributo è stato pubblicato con il titolo Luciano Gentile, alias Jean Luk, alias Luciano Vieri: Un giovane talento sabino stroncato dalla malasorte nel periodico «Mondo Sabino», gennaio-febbraio-marzo 2012, A. XXVII, n. 1, pp. 10-11 e con il titolo Illustri ignoti: Luciano Vieri nella rivista «Il Pendolino», marzo 2012, A. II, n. 3, pp. 4-5.]