di Alfredo Pasquetti
Sull’onda del successo riscosso dalla pubblicazione, sulle pagine recenti di una nota rivista, di un ampio dossier sul medioevo reatino curato da Franco Cardini, Federico Fioravanti, Tersilio Leggio e Ileana Tozzi, a partire da oggi – e finché il “tempo sospeso” che stiamo forzosamente vivendo si protrarrà – intraprenderemo un viaggio lungo i sentieri della documentazione disponibile sul nostro territorio in quel periodo presso l’Archivio di Stato di Rieti. Una rassegna finalizzata a ‘ritrovare’ l’età di mezzo, riscoprendone il fascino e la ricchezza sotto gli strati dello stereotipo e della disinformazione, nella quale cercheremo di tenere insieme ‘alto’ e ‘basso’, storia delle istituzioni ed eventi salienti da un lato, attenzione ad aspetti più minuti e curiosi dall’altro. E sempre con un occhio anche all’aspetto esteriore, alla “materialità”, delle testimonianze che verremo osservando.
Oggi iniziamo con alcuni documenti solennissimi. Si tratta dei due più antichi pezzi membranacei conservati all’interno dell’archivio storico del comune di Rieti. La prima pergamena, data il 26 settembre 1225 e indirizzata al podestà e al popolo reatini, è il privilegio con il quale papa Onorio III (1216-1227), che in quel momento risiede a Rieti, concede a quest’ultima protezione e difesa in quanto città «immediate subiecta», direttamente soggetta alla Sede Apostolica, confermando le promesse fatte dai suoi predecessori Celestino III (1191-1198) e Innocenzo III (1198-1216). La seconda, emessa a Perugia nel 1228, è una conferma del documento precedente concessa dal pontefice Gregorio IX (1227-1241).

Fondo membranaceo, n. 1
Nei due testi, praticamente identici a parte gli inevitabili aggiornamenti legati al cambio di ‘autore diplomatico’, il latino sobrio ed elegante della cancelleria pontificia mette a tema, oltre all’istituto giuridico della protezione apostolica, la costante fedeltà reatina al papato, dimostrata anche in occasione dell’assedio, esplicitamente ricordato, che Ottone IV, l’imperatore scomunicato da Innocenzo III, avevo posto alla città nel 1210. Dal punto di vista formale, le pergamene rappresentano due esempi limpidi di “privilegium” pontificio in un secolo, il XIII, in cui questa tipologia documentaria diventa sempre più rara (anche se se ne trovano esempi ancora nel Trecento). Il protocollo in “litterae elongatae”, la “rota”, le sottoscrizioni del papa e dei cardinali, il monogramma “Bene valete”, la datazione lunga all’estremità dell’escatocollo, il sigillo plumbleo con filo serico: tutto concorre a inserire i documenti custoditi a Rieti in uno dei filoni più rigogliosi della produzione documentaria pontificia dai tempi della riforma dell’XI secolo fino agli inizi del tardo medioevo.

Fondo membranaceo, n. 2