IL MUSEO CIVICO DI RIETI: UNO SCRIGNO D’ARTE AL CENTRO DELLA CITTA’

a cura di Francesco Aniballi 

È uno scrigno di arte e cultura il Museo Civico di Rieti. Un microcosmo che custodisce al suo interno opere di alto valore artistico ed archeologico. Già salendo dallo scalone d’onore del Palazzo Municipale, che ospita la sezione storico artistica del Museo, si ha il sentore che al quarto piano del palazzo di città ci sia qualcosa di veramente interessante. Ed infatti le aspettative non sono deluse.

«Il Museo Civico è una delle istituzioni museali più antiche del Lazio – ci spiega Monica De Simone che ne è il direttore – infatti dal 1911, data della effettiva creazione, molte collezioni andarono ad arricchire il notevole patrimonio artistico. Dopo l’unità d’Italia, a seguito dello scioglimento di alcuni ordini religiosi, le opere presenti negli edifici ecclesiastici furono acquisite dallo Stato e trasferite al Comune». Appena entrati nel museo il colpo d’occhio è davvero unico: la sala 2 fa subito capolino con i suoi tesori di arte sacra. Sullo sfondo un crocifisso ed una statua di madonna colpiscono l’attenzione del visitatore. Si è come rapiti e stregati, quasi che il luogo ammaliasse e attraesse a se.

La ricchezza delle opere custodite lascia a bocca aperta. C’è un trionfo di colori e oro per dei capolavori che, davvero, provocano una fortissima emozione. Zanino di Pietro, Antonio Aquili (meglio conosciuto come Antoniazzo Romano n.d.r.) e Marcantonio Aquili (figlio di Antoniazzo) sono gli autori di splendide pale d’altare e polittici imponenti conservati nelle nuove sale rinnovate architettonicamente e negli allestimenti. In un’atmosfera senza tempo la visita alle diverse sale rapisce trasportando il visitatore dal 1400 fino al neoclassicismo con la bellissima Ebe del Canova. La statua in gesso, realizzata dall’artista veneto, è uno dei pezzi più pregiati conservati nel museo cittadino e giunse a Rieti grazie ad Angelo Maria Ricci dopo la morte dello scultore. Infatti l’illustre cittadino reatino scrisse, dopo la morte dell’artista, dei componimenti in onore del Canova e, ironia della sorte, conobbe durante le sue missioni diplomatiche nel regno di Napoli il fratello dello stesso artista. Il poeta Ricci chiese, dunque, all’abate Canova di poter avere in dono la statua. Con una lettera che ne attesta l’autenticità (conservata nello stesso museo sabino) l’Ebe fu donata al Ricci e poi conservata nel museo cittadino. Ma una sala apposita non poteva non essere riservata ad un celebre artista reatino: Antonino Calcagnadoro.

«Era un artista eclettico – ci spiega la De Simone – attivo agli inizi del ‘900. Egli si dedicò a diversi stili di pittura fino ad arrivare al verismo sociale. Testimonianza ne è il quadro “La morte del pastore”». Infatti grazie alla freddezza dei colori e le posizioni dei protagonisti, sembra quasi una deposizione sacra, traspare proprio la vita quotidiana. Fa da sfondo il Monte Terminillo, montagna cara al Calcagnadoro.

La sezione archeologica invece, ospitata nell’ex monastero di Santa Lucia, custodisce molti reperti recuperati durante il corso del tempo e ospita un’ala dedicata ai sabini con pezzi provenienti da tutta la provincia di Rieti. Tra i ritrovamenti più importanti custoditi c’è una testa di Menade recuperata negli scavi dei primi anni del ‘900 compiuti a ridosso del Palazzo Comunale: con molta probabile luogo del foro dell’antica reate. Ma c’è anche un bellissimo frammento di bassorilievo, proveniente dall’antica Trebula Mutuesca oggi Monteleone Sabino, che rappresenta una scena di venatio ovvero combattimenti tra uomini armati e belve feroci. Nell’ala dei sabini, invece, ampio spazio alla popolazioni che abitarono un vasto territorio che si estendeva all’incirca dalla valle falacrina (zona che comprendeva l’odierna Cittareale arrivando a Norcia) fino alle propaggini nord orientali dell’Urbe. Qui si trovano resti di antiche tombe ma anche utensili della vita quotidiana.

«Ciò che spero per il Museo Civico di Rieti – conclude il direttore – è che diventi sempre più un museo che dialoghi con il territorio attraverso attività dedicate a bambini, ragazzi e adulti. Mi auguro che possa diventare sempre più luogo di incontri, conferenze e di ricerca. Abbiamo una partnership con l’Università di Roma la Sapienza per la campagna di scavi archeologici di Campo Reatino. Dunque il museo Civico di Rieti svolge e mi auguro svolgerà un ruolo propulsore di diffusione culturale e socialità».