Si chiude oggi il nostro cammino tra le comunità immaginarie abitate dalle narrazioni delle ragazze e dei ragazzi sulle loro memorie di famiglia. Cinque pubblicazioni per restituire i risultati del pcto “L’Officina di Didattica Luce in Sabina” che ancora per un po’ di tempo racconteremo con le interviste fatte ai partecipanti.
Melissa Luciani e Filippo Faraglia hanno immaginato delle pagine di diario scritte dalle loro nonne Elena e Maria, due lavoratrici instancabili, ambiziose e visionarie, che si sono lasciate intervistare. Sophie Pace, insieme ad altre due compagne di classe, ha creato delle finestre visive rispetto alla storia di sua nonna Anna. Sofia chiude con una foto che racconta il giorno del matrimonio tra i suoi nonni Elia e Mario.
In copertina torna l’immagine di Porta d’Arci, scelta anche per la prima uscita, come a chiudere un ciclo. Una porta per entrare e anche per uscire da questa città di foto, disegni, parole che abbiamo attraversato.
Immagine di copertina: Archivio di Stato di Rieti, Rieti, Porta D’Arci, 1910. Illustrazione di Jacopo Romani.
24 maggio 1955
Caro diario, mi chiamo Elena Giraldi. Oggi è il mio dodicesimo compleanno e tu sei uno dei regali più belli che abbia mai ricevuto. Sarai il mio diario dei sogni.
25 maggio 1955
Caro diario, questa mattina mi sono svegliata piena di gioia perché ho fatto un sogno magnifico: ero già adulta e lavoravo come sarta per un enorme negozio di abbigliamento pieno di vestiti come quelli che vedi nelle favole delle principesse, molto eleganti, colorati e con le gonne di tulle. Non volevo più svegliarmi. Stasera a tavola l’ho raccontato a mamma e a papà ed ho capito che questo sogno per ora devo chiuderlo in un cassetto.
04 agosto 1958
Caro diario, devo dirti una cosa importante, il mio sogno sta per diventare realtà ed io non riesco ancora a crederci. Oggi la mia amica Gabriella ha annunciato il suo matrimonio. Per questo motivo lascerà Roma e non potrà più studiare e lavorare per la signora Banni. La signora Banni insegna l’arte del cucito e il mestiere di sarta ad un gruppo di ragazze e alcune di loro hanno la mia età, ora che Gabriella se ne andrà ci sarà un posto libero come allieva e sarta. Farò di tutto per convincere i miei genitori a studiare e lavorare con lei.
15 settembre 1963
Caro diario, non ti arrabbiare, lo so che ultimamente ti scrivo poco, ma sono stata molto impegnata con la signora Banni. Questo è il suo ultimo anno come insegnante dato che ha deciso di smettere di insegnare e di riposarsi, quest’anno anche mia sorella Pierina seguirà con me il corso e i nostri genitori ci hanno permesso di arredare a nostro piacimento una stanza della casa per creare il nostro piccolo laboratorio dove avviene la magia del cucito. Abbiamo deciso di lasciare le pareti bianche, al centro della stanza su un tavolo enorme ci sono i rotoli di stoffa e il gesso per disegnarci e i righelli, poi sui lati della stanza ci sono gli scaffali dove abbiamo messo fili, aghi, bottoni, brillanti, alcuni pizzi… e infine all’interno di un laboratorio di cucito non possono mai mancare i manichini. Dalla signora Banni ho appreso molto in questi anni, ormai so come si crea e si mette a punto un vestito elegante sia per donna che per uomo semplicemente con ago, filo e soprattutto molta pazienza.
25 giugno 1975
Caro diario, da quando la signora Banni ha smesso di insegnare io e mia sorella abbiamo continuato a lavorare da casa, nel nostro laboratorio. All’inizio solo alcuni nostri conoscenti ci commissionavano degli abiti, poi piano piano la voce della nostra “sartoria” si è diffusa. Sono cominciati ad arrivare ordini di abiti da sera, da cerimonia ma anche per la quotidianità. Tra i nostri clienti ci sono anche famiglie di conti e marchesi. L’altro giorno la principessa Paola Ruffo di Calabria ci ha commissionato un abito. Ancora non ci credo. Il sogno che a dodici anni ho chiuso in un cassetto ora è realtà.
10 maggio 1980
Caro diario, oggi ho inaugurato il mio negozio di abbigliamento, merceria e sartoria.
8 gennaio 1982
Caro diario, ora mia figlia Beatrice frequenta la terza media. Ogni volta, dopo aver finito i compiti, viene sempre in negozio. Insiste molto sul fatto che vuole sistemare lei gli scaffali con gli abiti. Alcune volte la trovo a riordinare il mio tavolo di lavoro, le piace mettere a posto anche i fili, i bottoni, le confezioni con i brillantini e i nastri in ordine arcobaleno. Tra poco più di un mese sarà Carnevale e ho pensato di cucire a Beatrice un abito da tirolese per mascherarsi. Spero che le piaccia.
09 settembre 2008
Caro diario, dopo che Beatrice ha concluso gli studi ha deciso di venire a lavorare con me nel negozio, sono davvero orgogliosa, mi aiuta molto, mentre io lavoro nel reparto di sartoria lei lavora come commessa nel reparto di abbigliamento. A breve mia figlia con la sua famiglia parteciperà ad un matrimonio e sto finendo di cucire l’abito da damigella per mia nipote Melissa.
16 febbraio 2013
Caro diario, questa è l’ultima volta che ci parliamo. Non essere triste. Oggi, dopo tantissimo tempo ti ho ripreso in mamo e ho deciso di leggerti a tutti i miei nipoti. Lo ammetto, ho avuto un po’ di nostalgia di quei bei momenti, ma vedendo i miei nipoti pieni di curiosità per la mia storia, il cuore si è riempito di gioia. Per rendere più allegra quest’ultima pagina, vorrei dirti un’ultima cosa mio diario dei sogni. Quel cassetto con desideri e speranze di bambina si è trasformato in uno scrigno che custodisce i ricordi di una vita, la mia.
Narrazione di Melissa Luciani (IIS “Celestino Rosatelli” – Liceo scientifico opzione Scienze applicate)

“L’evento tragico che ha segnato la mia adolescenza ma anche la mia intera vita è stata la morte improvvisa di mia madre quando avevo solo sedici anni. Da quel giorno ho perso una parte fondamentale di me stessa ed è stata la prima volta in cui mi sono sentita adulta”.

“Da adolescente il mio passatempo preferito era leggere i libri di Liala, scrittrice del 1900, di cui custodisco ancora tutta la collezione, erano libri irrealistici che mi distoglievano dalla realtà. Li amavo tutti, ma se proprio dovessi dirti uno di quelli che ho letto più volte per quanto mi piaceva, si intitola Riverberi Lontani e racconta una storia piacevole e leggera come piacevano a me. Il nome della protagonista se non sbaglio era Aurora, una ragazza che soffriva molto la lontananza dalla sua terra, dove alla fine riuscirà a tornare grazie ad un uomo di cui non ricordo il nome, che avvererà i suoi più grandi sogni: quello di possedere un’allegra fattoria e quello di diventare madre”.

“Nella mia vita, sin da giovanissima, sono sempre stata una casalinga sia nella mia casa d’infanzia a Napoli, una volta diventata abbastanza grande per farlo, sia nella casa dove da adolescente vivevo con le mie sorelle, e soprattutto nelle due case dove ho cresciuto i miei tre figli. La mia giornata da mamma e casalinga iniziava molto presto, mi svegliavo e preparavo con cura i miei figli per poi accompagnarli a scuola e poi mi occupavo della casa: c’era molto da fare, continue e stancanti pulizie. Preparare da mangiare mi portava via molto tempo. È stato l’unico lavoro della mia vita, essere donna negli anni Sessanta non era una passeggiata e la maggior parte delle ragazze erano destinate a diventare casalinghe. Purtroppo non tutte le famiglie erano in grado di pagare gli studi di uno o più figli e dunque si dava la precedenza alla formazione dei ragazzi, che avevano più possibilità di ottenere un incarico lavorativo e dunque uno stipendio sufficiente per poi aiutare anche i genitori. E noi ragazze, messe di conseguenza un po’ da parte, davamo una mano in quello che tutti credevano fosse la nostra unica capacità, ovvero aiutando la mamma nelle faccende di casa”.

“La svolta della mia vita è arrivata quando sono nate le mie tre nipoti, finalmente ho capito cosa significa essere amati”.
Narrazione di Sophie Pace, Alice Gunnella e Ginevra Chinzari (IIS “Elena Principessa di Napoli” – Liceo artistico)
28 gennaio 1942
Caro diario, mi chiamo Maria Cintia sono nata a Morro Reatino ed oggi per il mio decimo compleanno ti ho ricevuto; la prima cosa che voglio confidarti è il desiderio che ho espresso quando ho soffiato le candeline ovvero diventare una sarta e aprire un negozio tutto mio.
18 ottobre 1948
Caro diario, oggi sono felicissima. Tutto è iniziato quando mia madre mi ha proposto di andare ad imparare il mestiere di sarta da una compaesana di nome Maria che è rinomata nel nostro paese per essere un’ottima sarta e dalla quale potrei imparare molto. Nonostante mio padre non sia entusiasta, l’ho costretto ad appoggiarmi perché è quello che voglio fare. Oggi devo andare a casa della signora Maria, è il mio primo giorno da apprendista.
20 maggio 1954
Caro diario, è da molto che non ci sentiamo. La splendida esperienza dalla signora Maria è finita e mio padre mi ha permesso di adibire una delle stanze della casa a laboratorio di sartoria, che ho ridipinto e arredato a mio piacimento e nel quale ho cominciato a realizzare semplici magliette, camicie e pantaloni per la famiglia. Oggi però ho ricevuto per la prima volta un ordine da parte di mia cugina la quale mi ha chiesto un piccolo abito per il battesimo di suo figlio, mi sono messa subito all’opera ma non ti nascondo che sono molto agitata e allo stesso tempo emozionata perchè sento che il duro e lungo lavoro dalla signora Maria sta piano piano ripagando.
12 giugno 1962
Caro diario, da Roma è tornata la sorella di mio marito Franca Rossi che di mestiere fa la maglierista ovvero lavora i tessuti grezzi per poi venderli alle sartorie. Incuriosita da quel mestiere le ho chiesto se mi poteva fare un piccolo corso per imparare a fare la maglierista. Lei senza pensarci troppo si è resa disponibile e mi ha insegnato con cura e attenzione tutte le tecniche. Con poco tempo ho preso dimestichezza e mi sono appassionata quindi ho deciso con mio marito di destinare una grande stanza della nostra nuova casa non solo al laboratorio di sartoria, che procede ormai a gonfie vele con numerosi incarichi che arrivano dal paese ma anche dalla città di Rieti, ma anche per la maglieria.
14 marzo 1970
Caro diario, il lavoro della maglieria è aumentato sempre di più. Anche se aiutarmi è venuta mia figlia Loredana, non riuscivo più a stare dietro a tutti gli ordini. Quindi ho deciso con la maggior parte dei miei risparmi di meccanizzare il lavoro, comprando macchine automatiche e trasformando il laboratorio in una vera e propria piccola fabbrica. Oggi sto per andare a Roma con mio marito, porterò ad una importante azienda di sartoria i tessuti prodotti da me. Finalmente una parte dell’investimento e del duro lavoro sta iniziando ad essere ripagato.
22 aprile 2015
Caro diario, oggi stavo mettendo a posto in cantina e ti ho ritrovato. Lo sai che sono cambiate molte cose da l’ultima volta che ti ho scritto? Gli affari dell’azienda andavano a gonfie vele ed ero molto felice, ma con l’avanzare dell’età e anche in seguito alla morte di mio marito ho deciso di chiuderla per occuparmi del distributore di famiglia e perché le mie figlie hanno preso altre strade lavorative.
Narrazione di Filippo Faraglia (IIS “Celestino Rosatelli” – Liceo scientifico opzione Scienze applicate)

Questa foto è stata scattata il giorno del mio matrimonio, il 3 ottobre 1964. Al centro siamo io e mio marito Mario. Alla nostra sinistra si trovano mio fratello Fulvio con sua moglie Maria Luisa e la loro figlia Patrizia. Mentre alla mia destra c’è la sorella di mio marito, Annarita. Sullo sfondo il santuario di Greccio dove ci siamo sposati. Ci hanno scattato questa foto subito dopo la messa, poco prima di spostarci a Marmore per festeggiare con un bel pranzo al ristorante. Questa giornata è iniziata molto presto, mi sono svegliata alle sei del mattino e ho iniziato subito a prepararmi. Poi è passato Mario con la macchina che mi ha portato un bellissimo mazzo di fiori e poi alle dieci e trenta siamo andati a Greccio dove ci aspettavano moltissimi amici e parenti, abbiamo passato una mezz’oretta a salutare tutti gli invitati e alle 11 abbiamo iniziato la messa per celebrare il nostro matrimonio. La giornata è iniziata con un bel clima soleggiato che fortunatamente è durato tutto il tempo della cerimonia e delle foto, così da regalarci delle bellissime foto ricordo all’aperto, ma sfortunatamente dopo pranzo verso la fine della giornata ha iniziato a piovere. Ma non mi sono demoralizzata perché sposa bagnata, sposa fortunata. Ci siamo goduti al massimo la giornata continuando i nostri festeggiamenti e partendo subito per il viaggio di nozze, con la seicento; fermandoci prima a Rocca di Mezzo e successivamente a Francavilla.
Elia Tozi
Narrazione di Sara Orlandini (IIS “Elena Principessa di Napoli” – Liceo linguistico)