LORENZO CAPANNA: STORIE E MICROSTORIE A CASPERIA

di Andrea Scappa_

Con il quarto appuntamento di “Un tempo ritrovato”, l’ultimo prima delle festività natalizie, torniamo in provincia di Rieti. Lorenzo Capanna, ricercatore di storia locale, ci fa conoscere Storie e microstorie in Bassa Sabina nel periodo delle guerre mondiali, un progetto sostenuto economicamente dalla regione Lazio e coordinato dal punto di vista scientifico dalla Fondazione “Pietro Nenni” di Roma, che ha messo insieme, attraverso l’Unione dei Comuni e il Sistema Bibliotecario della Bassa Sabina, le comunità di Casperia, Cantalupo in Sabina, Forano, Magliano Sabino, Montopoli in Sabina, Nazzano, Poggio Mirteto, Sant’Oreste, Tarano e Toffia. Capanna, dopo aver ripercorso le fasi e le molteplici forme di restituzione sul territorio e non solo del progetto, focalizza la sua attenzione sul borgo di Casperia, in cui vive, è attivo nel settore culturale e dove ha condotto la raccolta nell’ambito di questa iniziativa, tirando fuori dall’oblio le esistenze di alcuni suoi abitanti.

Il progetto, adottando il concetto storiografico di “microstoria”, con l’obiettivo di indagare e ricostruire la vita economica, politica, sociale, culturale di alcuni paesi della Sabina tra il 1914 e il 1946, ha previsto una ricerca effettuata da giovani studiosi del territorio su due fronti: da una parte le storie delle persone, scandagliando gli archivi privati, dall’altra l’attività amministrativa, consultando gli archivi comunali. Per quanto riguarda l’attività di raccolta delle foto, delle lettere e delle cartoline sono state organizzate delle giornate in cui i cittadini potevano portare i loro materiali per essere scansionati. A Casperia questa modalità non ha molto funzionato. Così, per infrangere la ritrosia della popolazione a far uscire dalla sacralità domestica i ricordi delle loro famiglie, i ricercatori hanno deciso di recarsi nelle abitazioni per raccogliere memorie orali e per produrre una copia delle fonti familiari, direttamente sul posto. Questo evidenzia, per l’ennesima volta, quanto sia opportuno superare la diffidenza e i timori di un’invasione della privacy, che possono insorgere negli abitanti, e instaurare un patto profondo di fiducia e conoscenza tra i testimoni, i donatori di una storia e coloro che decidono di prendersene cura, di approfondirla, di metterla in connessione con altre narrazioni o angolazioni, di diffonderla ovunque. Un altro aspetto, anche questo emerso a Casperia, da tenere sempre a mente, peraltro proprio della “microstoria”, è lo sguardo bipolare o la doppia scala di grandezza che può investire un fatto storico, secondo la distanza o la vicinanza con cui vi si entra in contatto. Così, riguardo a una vicenda che avviene nel paese, chi vive nella campagna circostante o ancora più lontano non sa niente o viene a conoscenza di essa in maniera lacunosa o distorta. La stessa dinamica, ovviamente, si crea pure all’inverso.

I risultati della ricerca sul campo, svolta seguendo una precisa linea metodologica, hanno trovato diverse configurazioni: un portale, un libro, pubblicato nel 2017, una mostra itinerante, allestita l’anno successivo, un documentario, incentrato sui luoghi della guerra, e una serie di schede didattiche per le scuole medie e superiori della zona. Il sito accoglie una banca dati, accessibile a chiunque e in cui sono confluiti tutti i documenti raccolti e digitalizzati, che può essere interrogata per tipologia di documento, di archivio (pubblico o privato) o per comune. Per ciascun documento esistono poi una serie di tag tematici che danno la possibilità di fare ricerche trasversali. Il libro, che raccoglie dieci saggi, uno per ogni comune coinvolto, quando è stato presentato in occasioni pubbliche, quasi per reazione, in modo inaspettato, ha attivato nel pubblico presente la voglia di raccontare e condividere i ricordi della propria famiglia. Pertanto il volume è divenuto una sorta di moltiplicatore della memoria collettiva.

Rispetto a Casperia, dalle varie traiettorie del progetto, emergono una serie di figure. Quella di Giovanni Gemma, che ha vissuto in un campo di prigionia in Africa. Tra le tante sue lettere inviate alla madre, sul portale se ne può leggere una del 1942. Nel libro si fa spazio la personalità di Mario Perrini, che riceve la medaglia d’oro al valore militare, per la sua partecipazione alla prima guerra mondiale. Altre biografie che hanno visto la luce, grazie al progetto, sono quella di un uomo, decimato, cancellato dalla Storia, in quanto il suo nome non compare sulla lapide, dedicata ai caduti della prima e seconda guerra mondiale, apposta sulla facciata del palazzo comunale. Oppure quella del facocchio Nazzareno Pioli, che nel 1944 è stato costretto dai tedeschi a minare il lato orientale del paese. Di notte e di nascosto, ha disinnescato gli ordigni, limitando la distruzione e salvando l’abitato.