a cura di Francesco Aniballi
Difendere la memoria storica dei luoghi attraverso il recupero degli archivi. É stato questo il filo conduttore alla base dei recuperi che l’Archivio di Stato di Rieti ha svolto nelle zone colpite dal sisma nei giorni successivi al 24 agosto 2016. Gli archivi rivestono un ruolo di importanza non secondaria, fonte indispensabile dalla quale ripartire per la ricostruzione non solo materiale ma anche culturale, storico-artistica e antropologica. Perdere ogni traccia documentaria di una comunità, infatti, significherebbe smarrire un patrimonio identitario che contraddistingue non solo la collettività comunale ma anche l’intera nazione. Recuperare l’archivio municipale di Amatrice e Accumoli non è stato semplice. Dopo un sisma disastroso tutte le coordinate spaziali e stradali si perdono e riuscire a determinare con certezza il sito risulta un’operazione complessa. Grazie all’aiuto di persone del posto la sede è stata riportata in pianta permettendone l’individuazione. I tecnici del MIBACT e i dipendenti dell’Archivio di Stato di Rieti hanno svolto dapprima un sopralluogo, poi il recupero ed in ultimo il trasporto.
L’archivio amatriciano, conservato in un piccolo locale al pian terreno, era in buone condizioni. Il tetto dello stabile che lo ospitava è rimasto miracolosamente in piedi malgrado le forti lesioni e i calcinacci. Solo qualche faldone era a terra ma si è potuto salvare per intero. C’è ora il problema dell’archivio di deposito e quello corrente, che attualmente si trovano sotto sequestro giudiziario.
Il coordinamento dell’intera operazione è stato affidato all’unità di crisi del MIBACT che ha lavorato di concerto con il personale dell’Istituto centrale del restauro e la conservazione del patrimonio archivistico e librario (Ircpal), con i Vigili del fuoco, i Carabinieri del Nucleo operativo beni culturali e la collaborazione del Corpo forestale dello Stato.
Adesso tutti i faldoni dell’archivio amatriciano e quello Accumolese, recuperato subito dopo, si trovano nell’Istituto reatino in discrete condizioni in attesa che si inizi il restauro.
Ma l’attività di recupero non si è fermata soltanto agli archivi comunali. Infatti sono stati messi in salvo anche quelli parrocchiali. Dalle chiese di Sant’Agostino, Scai, S. Benedetto, Configno, Cornillo, Rocca Passa, S. Sebastiano, S. Giorgio, S. Maria delle Grazie, Cornillo Nuovo, Moletano e Bagnolo sono stati recuperati tutti gli archivi, messi in sicurezza, e poi riconsegnati alla Curia di Rieti.
L’Archivio dell’Istituto Don Minozzi di Amatrice, invece, recuperato grazie alla professionalità dei Vigili del Fuoco, dei Carabinieri Nucleo operativo beni culturali, è ospitato nella sede dell’Archivio reatino catalogato e sistemato in un apposita stanza dai ragazzi del Liceo Artistico “Ripetta” di Roma protagonisti di un progetto di alternanza scuola-lavoro.
In ultimo l’Archivio di Stato è intervenuto anche nel recupero dell’Archivio dell’Istituto Strampelli di Campomoro a Rieti. Lo storico edificio di inizi ‘900 ha riportato diversi danni a causa del sisma ed il prezioso archivio documentario dell’istituto fondato dall’insigne genetista marchigiano è stato messo al sicuro tra le mura di Via Moisè di Gaio.
Insomma un lavoro duro, a volte difficile e delicato, ma che ha permesso di mettere in salvo un patrimonio che altrimenti sarebbe andato irrimediabilmente perduto e con sé la memoria della conca amatriciana e le radici accumolesi.